Day 16 – the forbidden city and Tian’anmen square 

La sveglia oggi è scandita dal preparare le ultime cose degli zaini prima di lasciare definitivamente la stanza e partire per l’ultima giornata di esplorazione di Pechino. 

Stamattina ci aspetta la città proibita, o meglio, speriamo che sia così perché i biglietti non li abbiamo ancora. Quello che abbiamo è il contatto di una certa Sunny che, dopo aver fatto le foto ai nostri passaporti, ci ha assicurato che riuscirà ad ottenere i tanto agognati biglietti al quadruplo della cifra a cui sono normalmente venduti. Abbiamo il dubbio che possa essere una truffa ma dal momento che non abbiamo ancora sborsato nessuno yuen, ci rimane la speranza che sia solo un’estorsione da bagarino cinese e che effettivamente esistano agenzie che fanno incetta di biglietti, registrandoli con passaporti locali, per poi fare il cambio di intestazione quando riescono a trovare dei turisti sprovveduti o, nel nostro caso, stranieri e quindi impossibilitati a prendere i biglietti tramite il sito online. 

Rifacciamo per la seconda volta tutta la trafila per entrare all’accesso della città proibita: controlli in stile aeroporto, coda per salire sul ponte che passa sotto alla gigantogradfia di Mao e infine entriamo insieme ad una fiumana di persone nel cortile dal quale si accede al Gate principale. Qui cerchiamo Sunny che ci mostra una foto dei biglietti online, che in realtà non esistono, si tratta infatti solo di prenotazioni perché di fatto il biglietto sarà il nostro passaporto. Decidiamo di fidarci, la paghiamo ed andiamo verso l’ingresso un po’ titubanti. Al controllo dei passaporti tuttavia tutto sembra andare per il verso giusto, risultano quattro biglietti associati ai nostri documenti e quindi dopo poco, senza nemmeno fare molta coda siamo dentro!

La città proibita è incredibile, una città nella città fatta di centinaia di edifici e cortili, tutti decorati con muri rosso cupo e tetti gialli, smaltati. Alle pareti decori di porcellana verdi e gialle e i soffitti sono tutti a cassettoni dipinti di verde, giallo, blu e rosso. Si susseguono una serie di portali che conducono a nuovi cortili con altri edifici usati dall’imperatore e dalla famiglia imperiale. Ci sono le sale di ricevimento, quelle dei banchetti, quelle delle riunioni e infine le stanze da letto e le sale secondarie, tutte decorate con la medesima cura e stile tanto da far pensare ad un’enorme casa unica composta da tantissime stanze concentriche con cortili interni enormi. 

La visita è impegnativa non solo perché la città è grandissima ma perché ci sono talmente tante persone che è difficile camminare, soprattutto se si sta nella parte centrale dove si riversano tutti i gruppi turistici che cercano di stare dietro alla loro guida tra le altre cento che li circondano. 

Terminato il giro andiamo a mangiare in una zona che non abbiamo ancora visto della città: abbiamo deciso di sfogare la nostra voglia di dumpings per questo ultimo pranzo a Beijing così andiamo dal re del raviolo orientale dove fanno ravioli con ripieni diversi, bolliti o alla piastra, che vengono venduti a dozzina, da condividere. Ne prendiamo quattro diversi e poi ne riordiniamo altri due per un totale di più di 70 ravioli in 4! Quando ci alziamo abbiamo anche difficoltà a camminare da quanto siamo pieni, così ci godiamo ancora un po’ il fresco del centro commerciale dove ci troviamo, alla cui base si trova anche una pista da pattinaggio sul ghiaccio. 

Quando ci siamo ripresi un po’ andiamo verso piazza Tian’anmen, l’ultima cosa che ci rimane da vedere a Pechino. Siamo già passati accanto alla piazza per accedere alla città proibita, pur essendo rimasti dalla parte opposta della strada. Questa volta vogliamo proprio entrare anche se sembra quasi un’impresa impossibile perché non solo bisogna fare dei controlli in stile aeroporto, ma i controlli sono anche lontanissimi dalla meta, quindi giriamo come trottole prima di capire da dove accedere. Tutto ciò è chiaramente voluto, con il governo cinese terrorizzato dall’idea di lasciare una delle piazze più grandi del mondo aperte al pubblico soprattutto dopo le proteste finite in tragedia del 1989, proteste che sono state nascoste e trafugate tanto che oggi pochissimi cinesi sanno cosa sia accaduto quel giugno e chi ne è a conoscenza si guarda bene dal dirlo e pubblicizzarlo in giro. 

La piazza è gigantesca, con un obelisco nel centro, da una parte il mausoleo di Mao, dove si trova la sua salma imbalsamata, dall’altra il Gate centrale dell’ingresso della città proibita con davanti una mastodontica bandiera cinese sorvegliata da dei soldati in alta livrea che la alzano al sorgere del sole e la ammainano tutte le sere al tramonto seguendo esattamente l’andatura e la velocità del sole.

Siamo stanchi, distrutti ma purtroppo la giornata non è finita, andiamo in albergo a ritirare gli zaini e poi ci dirigiamo verso l’aeroporto. Il nostro volo è alla 1 e 40 di notte e quindi ci attende l’ultima fatica: una serata di attesa interminabile in un’aeroporto che pare deserto e abbandonato, 10 ore di volo per tornare in Europa, altre 2 per arrivare a Milano e poi si concluderà questa esperienza intensa nel paese del sol levante fatta di paesaggi bellissimi, sveglie improponibili, chilometri macinati a piedi, code folla e ressa e fatica anche a fare le cose più semplici. Ma un viaggio non sarebbe tale se non fosse multisfaccettato e pieno di cose inaspettate, certo è che oggi più che mai non vedo l’ora di tornare a casa

Day 12 – Pingyao.

Prendiamo la prima metro, alle 6.20, per arrivare in stazione presto. Abbiamo un treno per Pingyao, nella regione dello Shanxi. Questa volta non dobbiamo ritirare i biglietti, lo abbiamo già fatto l’altro giorno quando eravamo in stazione e così ci...